L’appetito vien coltivando

Politecnico di Milano, Laurea Magistrale in Design degli interni

Tesi di: Sonia Zanzi

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Abstract:

-Il fenomeno diffuso della migrazione nelle metropoli, così attuale al giorno d’oggi, porta con sé diverse conseguenze, una tra queste è il forte individualismo che caratterizza il contesto socio-culturale attuale. Gli spazi sono così vicini mentre le distanze tra gli individui sono così ampie da sembrare insormontabili. Ed è così che si trovano a far convivere nell’ambito di pochi kilometri realtà completamente diverse. Benché Milano abbia dimensioni ridotte, nel suo piccolo questo genere di tensioni è presente anche qui ed è nel tentativo di superare questi conflitti tra mondi diversi che occupano spazi attigui che si è pensato di realizzare un orto conviviale all’interno dei confini del campus Durando del Politecnico di Milano. Questo progetto nasce dalla convinzione che gli spazi universitari siano luoghi pubblici, che tutti possono vivere ed utilizzare. Il carattere pubblico del campus, però è sconosciuto al quartiere, che vede il Politecnico come una realtà a parte: un’entità che si è insediata, occupando aree dismesse e creando una sua comunità, formata da studenti, professori e lavoratori che nella maggior parte dei casi vivono la Bovisa solo in funzione dell’università. Essendo presente all’interno delle mura universitarie uno spazio verde da riqualificare, si è pensato di utilizzarlo come ponte tra le due realtà: l’università ed il quartiere. Si vuole proporre la realizzazione di uno spazio conviviale, che sia gli studenti che gli abitanti della Bovisa possano condividere, che sentano proprio, e di cui prendersi cura. Il luogo che per eccellenza l’uomo sente come proprio, in cui si sente a suo agio e di cui si prende cura è la casa. La casa è il luogo della famiglia, degli affetti, che si trasforma a seconda delle esigenze del nucleo familiare. Da sempre, il momento in cui tutti i membri si riuniscono è il pasto; nonostante la società contemporanea occidentale sia caratterizzata da ritmi frenetici, e si stia sempre meno dentro le mura domestiche, le feste e le celebrazioni sono ancora i momenti in cui la famiglia si incontra. In molti casi ci si ritrova in luoghi pubblici, ma sempre attorno ad un tavolo e si consumano dei prodotti alimentari. La stessa ritualità avviene anche tra amici, ed in altri ambiti: pranzi e cene di lavoro sono sempre più all’ordine del giorno. All’interno del campus si è quindi deciso di realizzare un orto collettivo, sfruttando l’elemento cibo come catalizzatore sociale, ma anche come veicolo culturale, per trasmettere un nuovo stile di vita, un nuovo modo di sfruttare gli spazi pubblici, di riappropriarsi di angoli che sarebbero della collettività ma che nessuno sente come propri per il fatto che spesso sono abbandonati o sono ubicati in luoghi che non si è soliti frequentare. L’orto urbano è un’esperienza che sta sempre più prendendo piede, che nasce dalla voglia dei cittadini di reinserirsi all’interno della filiera dei prodotti, dalla terra alla tavola. Si tratta di realtà in cui vengono coltivati prodotti alimentari, e dove contemporaneamente si coltivano relazioni, conoscenze, e amicizie. Sono luoghi in cui è fondamentale la partecipazione attiva di tutti coloro che sono interessati al progetto, e in tutte le fasi di sviluppo dell’orto, dato che, lavorando con elementi vivi, che evolvono, non vi è un risultato finale prestabilito. Perché mettere il cibo al centro di questo progetto? L’attenzione al bello, e la ricerca della perfetta forma fisica che caratterizzano la società attuale fanno emergere nuove tematiche, quali la genuinità degli alimenti e la loro freschezza. Soprattutto in Europa si sta sempre più diffondendo una nuova consapevolezza intorno all’alimentazione: si sta affermando un nuovo stile di vita, in cui il consumatore si preoccupa, non solo di dove e cosa consuma, ma anche dell’origine di ogni prodotto, del suo impatto ambientale, delle trasformazioni che ha subito, ecc. Dato il contesto in cui si lavora, caratterizzato da un forte dinamismo dovuto al fermento progettuale peculiare delle facoltà presenti, lo spazio che si è deciso di progettare si configurerà come un luogo in divenire, un laboratorio verde, in cui tutti i partecipanti potranno sperimentare, e partecipare ad eventi e attività che vanno oltre la mera coltivazione. Uno spazio in divenire, che gli agricoltori urbani trasformeranno giorno dopo giorno, dal momento in cui pianteranno il primo seme. Si vuole quindi fornire uno spazio e un servizio, un sistema in cui tutti possano partecipare, collaborare e mettere a disposizione alcune ore del proprio tempo libero al servizio della comunità. Il compenso sarà non solo la soddisfazione di poter consumare prodotti coltivati da sé, ma anche il vedere la trasformazione, il miglioramento qualitativo di uno spazio grazie alla propria partecipazione. Si vogliono proporre diversi scenari di possibili evoluzioni ed espansioni dell’orto conviviale a partire dal momento della costruzione iniziale, fino a come apparirà il luogo dopo un anno di lavoro collettivo.